Il delitto si inquadra in una serie di episodi avvenuti in quel periodo dovuti alla forte contrapposizione tra due sodalizi criminali determinati ad affermare ognuno il proprio predominio sul territorio.
Dettagli dell’Operazione
Accusate a vario titolo di concorso in omicidio premeditato, detenzione e porto illegale di armi da fuoco, ricettazione di armi e di veicolo, danneggiamento seguito da incendio e riciclaggio di veicolo, favoreggiamento personale, reati aggravati dall’utilizzo del metodo mafioso, le cinque persone raggiunte da ordinanza di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari emesse dal gip del tribunale di Bari su disposizione della distrettuale antimafia ed eseguite da carabinieri e polizia.
L’omicidio
La vicenda giudiziaria scaturisce dall’omicidio commesso il 6 aprile 2018 a Vieste nel Foggiano ai danni di Giambattista Notarangelo, ucciso con diversi colpi d’arma da fuoco (nello specifico, due pistole e un fucile) mentre si trovava in un fondo in località Palude Mezzane alla periferia della cittadina garganica intento a governare degli animali.
Il fatto di sangue – stando a quanto ricostruito dagli investigatori – si inserisce in una serie di analoghi e gravi episodi avvenuti in quel periodo a Vieste .
Dovuti alla forte contrapposizione tra due sodalizi criminali determinati ad affermare ognuno il proprio predominio sul territorio. Fondamentale per la ricostruzione dell’intera vicenda giudiziaria l’apporto dei collaboratori di giustizia che hanno fornito un importante contributo alle investigazioni.
Coinvolgimento di Marco Raduano
C’è anche Marco Raduano, boss della mafia viestana recentemente pentito dopo la cattura in Corsica, tra i cinque destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Bari Antonella Cafagna su richiesta della direzione distrettuale antimafia (pm Ettore Cardinali) nell’ambito dell’omicidio di Giambattista Notarangelo ucciso il 6 aprile del 2018 nel corso della guerra di mafia in atto in quegli anni a Vieste nel Foggiano.
Oltre a Raduano (ritenuto il mandante) sono stati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare in carcere anche Michele Notarangelo (già detenuto per altra causa) accusato di essere tra gli esecutori materiali e Michele Lapacciana (unico libero al momento dell’applicazione dell’ordinanza), accusato di favoreggiamento. Arresti domiciliari per due collaboratori di giustizia, Danilo Della Malva e Orazio Coda che hanno avuto la misura affievolita dalla collaborazione in atto con la giustizia.
l’efferato omicidio
Giambattista Notarangelo fu ucciso, mentre si stava occupando del pascolo, con almeno 16 colpi sparati con due pistole ed un fucile e fu lasciato agonizzante nel terreno in località Palude Mezzane nella campagne di Vieste. Ad innescare la guerra intestina in quegli anni – ricostruisce il gip nell’ordinanza cautelare – fu l’omicidio tre anni prima il 26 gennaio del 2015 sempre a Vieste del boss Angelo Notarangelo ritenuto a capo dell’omonimo clan egemone fino a quel momento sul territorio di Vieste nell’ambito del traffico di droga, estorsione, rapine ed altri reati contro il patrimonio. Da quel delitto ci fu la scissione – ricostruiscono gli investigatori – della criminalità organizzata mafiosa in quel territorio tra due sodalizi criminali.